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ORATORIO - OBIETTIVI

In questo scenario sociale nel quale i nostri giovani sono inseriti, dove il welfare italiano è costruito in base ad una immagine di famiglia che non corrisponde più alla realtà sociale, si impone l'emergenza educativa e formativa che vede coinvolte le agenzie addette a tale dovere.
I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite. A noi adulti spesso "costa" ascoltarli con pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste - senza banalizzarle - e imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono. Per questa stessa ragione spesso le tradizionali proposte educative non producono i frutti sperati o si rivelano in taluni casi fallimentari.
L'oratorio, nel suddetto contesto sociale, è la risposta più adeguata a tale emergenza. Esso ha la capacità di adattarsi alle loro esigenze, di rispondere alle loro inquietudini, problematiche; i suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli dell'esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio.
Mi sembra considerevole sottolineare la grande forza aggregativa che l'oratorio offre: il gruppo. Il gruppo prima di ogni altra cosa «è una risposta educativa che non rifiuta, ma accoglie la realtà della condizione giovanile, la frammentazione e la nuova soggettività e consente di innestare in essa quel processo, lungo e difficile, che permette ad ogni uomo di maturare la propria personalità più profonda e nello stesso tempo di essere un attore attivo e capace della vita di gruppo e di sistemi sociali». Il gruppo è una realtà dove il giovane può, non solo incontrarsi con i propri amici, ma è anche il luogo dove il ragazzo, attraverso l'appartenenza, può ritrovare sé stesso nell'incontro con l'altro; poiché è solo attraverso il TU che si definisce l'IO, la propria identità!
Si impone, dunque, un'emergenza educativa e formativa, che vede interessati in prima linea le varie istituzioni addette a tale responsabilità: la Famiglia, la Scuola, la Chiesa.
Viviamo in un'epoca di confusione, in cui non sappiamo più dove andremo a finire, dove i punti fermi sono ricordi lontani. Nessuno osa previsioni su cosa e come sarà il mondo tra pochi decenni. Nel medio e lungo termine ci sono troppe variabili in gioco. Alla nuova condizione il sistema educativo vigente non è in grado di rispondere adeguatamente, non direttamente per carenze o negligenze proprie, ma per una strutturale impossibilità.
La Chiesa non è indifferente rispetto al cambio di paradigma che sta avvenendo, ma vive con "angoscia materna" una situazione di così grande caos e perdita di senso, di identità e di valori. Giunge dall'emerito Papa, Benedetto XVI, che certamente interpreta i sentimenti della Chiesa tutta, una vera e propria invocazione a non abdicare al compito educativo da parte del mondo degli adulti, genitori e insegnanti in primo luogo. Si tratta di una grande tentazione, quella di gettare la spugna:
Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata. Troppe incertezze e troppi dubbi, infatti, circolano, nella nostra società e nella nostra cultura, troppe immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale. Diventa difficile, così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita.
Ora il primo rischio che si corre, in questo contesto, è quello di perdere la speranza educativa.
La Chiesa, come sempre, si aggrappa all'unica Speranza affidabile, e da lì cerca sempre di ripartire con sicurezza e radicalità. L'educazione infatti si muove in base ad una visione dell'uomo, prende avvio da un quadro antropologico preciso, che, per la Chiesa, fa riferimento alla persona di Gesù Cristo e alla sua proposta di vita piena ed abbondante per tutti e per ciascuno. Solo da qui si può ripartire per una proposta educativa credibile per il presente e per il futuro.
 
L'ORATORIO E LE SUE FINALITÀ
Esso vuole essere una risposta efficace a tutta questa serie di problematiche e fattori sopra indicati. L'oratorio è il luogo educativo privilegiato. Si tratta probabilmente di un unicum tutto italiano, ormai esportato nel mondo grazie a secoli di storia, ma che conserva pur sempre - anche in altre nazioni e contesti culturali - il proprio stile e "marchio" di nascita. è conosciuto come "la pastorale giovanile della parrocchia", "un ponte tra la Chiesa e la strada", "la parrocchia di chi non ha parrocchia". Si è sviluppato negli ultimi due secoli in modo esponenziale, diventando di volta in volta il toccasana della comunità ecclesiale o il punto di coagulazione delle difficoltà pastorali e sociali del territorio.
Un ambito in cui tale approccio ha permesso di compiere passi significativi è quello dei giovani e dei ragazzi. La necessità di rispondere alle loro esigenze porta a superare i confini parrocchiali e ad allacciare alleanze con le altre agenzie educative. Esso accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l'oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita. Come ho affermato in precedenza, ritengo che i suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli dell'esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio.
Per chi vive l'oratorio dal di dentro, parla di un ambiente in cui ci si sente a casa, anche quando magari la fede stessa è vacillante e l'istituzione ecclesiale è percepita distante, se non addirittura nemica. L'oratorio è "la casa che accoglie", il cortile in cui tutti abbiamo imparato a giocare a qualche sport, dove abbiamo scoperto la passione per musica, teatro, gioco, il luogo dello studio, della catechesi e di molto altro; insomma, l'oratorio lo si può definire un vero e proprio "laboratorio dei talenti".
L'oratorio, infatti, non conosce la rigidità dell'essere adulto, è sempre pronto a cambiare pur di restare aperto a tutti, senza esclusioni di alcun tipo. Proprio perché ha condiviso la storia della Chiesa italiana nelle sue fasce più popolari, rimanendo aperto all'esperienza umana dell'educazione anche al di là delle prese di posizione confessionali, l'oratorio è tanto incuneato nello spirito dell'italiano medio da essere parte di un patrimonio che va ben oltre l'esplicita appartenenza ecclesiale. Esso gode così di una molteplicità di espressioni che coprono l'intera gamma culturale della comunità in cui è inserito e di cui è spesso fiamma vitale. Proprio per questo, nelle sue migliori espressioni pastorali, l'oratorio è ancora oggi la "piazza" della comunità e il "luogo" di incontro tra le generazioni. In contrapposizione alle ormai frequentatissime "piazze virtuali" dei social network.
In questo modo l'oratorio diventa per l'adolescente un luogo in cui sperimentarsi, senza però correre il rischio di frantumarsi subito nelle mille esperienze possibili. Egli può mimarvi la vita adulta, la vita come vorrebbe che fosse, senza dover reggere subito il colpo di tutte le conseguenze che ne derivano.
I suoi riti di passaggio, le sue esperienze di uscita da casa, di presa di cura dei più piccoli, di sperimentazione di servizi e di avventure amicali e affettive, all'interno di un ambiente sano e di una comunità comunque curata e protetta rispetto a conseguenze troppo gravi o troppo infelici, porta pian piano tali sperimentazioni di sé ad essere scelte di vita stabili e mature, conducendo l'adolescente verso la realizzazione in forma piena della propria vocazione e identità personale.
Concludo affermando che L'ORATORIO, così inteso, è UN OTTIMO STRUMENTO non solo NELL'AMBITO DELLA FORMAZIONE/EDUCAZIONE UMANA INTEGRALE delle nuove generazioni, ma si pone anche come SISTEMA PREVENTIVO per prevenire e contrastare l'emarginazione sociale, il disagio anche a causa di handicap e la devianza in ambito minorile.
 
 
 
 
 
 
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